Porcilaia: neanche un maialino

Tratto dal giornale cartaceo n.6

Molti di voi sicuramente non sanno di cosa parlo, spero che almeno i ragazzi di San Piero lo sappiano … ad ogni modo la “porcilaia” è, o dovrebbe essere, un Nucleo Agro Industriale in c/da Sardella a SAN PIERO PATTI. Dico “dovrebbe essere” perché purtroppo così non è! Ma partiamo dall’inizio…

Nel  novembre del 1986 è stato approvato il piano regolatore dell’Area di Sviluppo Industriale (ASI) di Messina, che comprendeva anche l’area ASI sampietrina. Inizialmente sembrava una bella idea, e forse lo era: dovevano essere creati centinaia di posti di lavoro, si sarebbe dovuta sviluppare l’economia del paese… addirittura i progetti prevedevano un “ciclo continuo” cioè a dire che non ci sarebbe stato bisogno di aiuti esterni in quanto tutte le fasi della produzione: allevamento, macellazione, realizzazione del prodotto e vendita, dovevano svilupparsi nella medesima sede.

Si va oltre…il progetto iniziale prevedeva una centrale elettrica la cui energia doveva servire ad alimentare il complesso industriale. Della faraonica idea iniziale sono rimasti i capannoni: vuoti e desolati; così come restano inutilizzate le enormi vasche, profonde 7 metri e larghe circa 20 metri, il cui uso era destinato al lavaggio della “carne da macello”, che oltre ad aver creato danni ambientali, sono un serio pericolo per “visitatori” (autorizzati o abusivi).

Ed ancora… l’enorme quantità di eternit (materiale composto da amianto e cemento, vietato dal 1992 perché cancerogeno), con cui sono state realizzate le coperture delle strutture, ad oggi rappresenta un grande pericolo per la salute dei cittadini e dell’ambiente. Forse sarebbe opportuno effettuare delle indagini sull’incremento della mortalità dovuta ai tumori. Chissà!

Tutto questo fa rabbia, ma fa ancora più rabbia se pensiamo al costo di questa “cattedrale nel deserto”. San Piero Patti avrebbe dovuto ricevere un finanziamento pari a 38 miliardi e 348 milioni di lire: una bella somma, se pensiamo che sono i soldi che, per anni, i nostri genitori hanno versato nelle casse dello Stato e che oggi fanno parte di quel DEBITO PUBBLICO che attanaglia la nostra povera Italia!
Ci chiediamo, da tempo, come mai non è stata messa in funzione la struttura o perché non si è provveduto ad una bonifica della zona da parte delle autorità. E dire che di amministratori, di colori politici diversi, in trent’anni, ne sono passati… speriamo che i suddetti capannoni siano dati in forma gratuita ai giovani che vogliono intraprendere l’attività agricola e/o artigianale o comunque utilizzare queste strutture.

38 MILIARDI e 348 MILIONI di lire, di cui ne sono stati spesi 21 MILIARDI e 902 MILIONI in cosa??? Ecco in cosa…

Ringrazio il Prof.re Peppino Lamancusa per la collaborazione.

ALESSIO GUGLIOTTA

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