Michele Sindona

Michele Sindona nato a Patti l’8 maggio 1920, è stato un banchiere e criminale Italiano. Si laureò in giurisprudenza a Milano, città dove aprì il primo studio specializzandosi in paradisi fiscali e nel trasferimento dei capitali all’estero. Nel 1961 compra la sua prima banca “Banca Privata Finanziaria” dichiarata fallita dopo qualche anno. Oltre alle dinamiche bancarie si preoccupò degli affari di Cosa Nostra; fece parte della loggia massonica P2 e si occupò della pianificazione dell’omicidio di Ambrosoli (avvocato del foro di Milano, nominato successivamente commissario liquidatore delle attività bancaria di Sindona). Dopo qualche anno Sindona viene segnalato come coinvolto dall’Interpol statunitense nel riciclaggio di denaro sporco proveniente dal traffico di stupefacenti, per via dei suoi legami con personaggi degli ambienti di Cosa Nostra americana, tra cui Daniel Porco, Ernest Gengarella e Ralph Vio, soci per gli investimenti all’estero. Sindona, inoltre, aveva conoscenze con il cardinale Giovanni Battista Montini, futuro Papa Paolo VI, grazie al quale inizia a lavorare per lo IOR (Istituto per le Opere Religiose) che deteneva il 24,5% della Banca Privata Finanziaria. Sindona spostò ingenti somme di denaro verso banche svizzere per nome e per conto dello IOR, affidatogli da Papa Paolo VI per la sua modernizzazione . Si occupò anche degli investimenti del mafioso americano John Gambino e dei boss Stefano Bontate, Salvatore Inzerillo e Rosario Spatola che investivano il loro denaro in società finanziarie e immobiliari estere: tutte le transazioni finanziarie di riciclaggio avvenivano nella Finabank di Ginevra (in cui la Banca Privata Finanziaria aveva una partecipazione di controllo) e l’Amincor Bank di Zurigo, la quale ufficialmente non era riconducibile a Sindona.
Tornando all’omicidio Ambrosoli, Sindona si prestò nel far ricevere delle di telefonate anonime all’avvocato, nelle quali veniva nominato “picciotto” per via del suo accento siciliano; l’autore delle telefonate era Giacomo Vitale, cognato del boss mafioso Stefano Bontate. La sera dell’11 luglio 1979 Giorgio Ambrosoli venne ucciso con quattro colpi di pistola dal malavitoso americano William Joseph Aricò: il mandante di questo omicidio, secondo alcune ricostruzioni, era stato proprio Michele Sindona.
L’impero di Sindona non era tanto stabile, infatti, dopo i primi fallimenti della banca inizia a crollare. Nel 1980 Sindona viene condannato negli USA per 65 accuse; il tribunale federale di Manhattan, oltre alla pena detentiva per 25 anni di carcere, lo multò per $207.000. L’Italia chiese l’estradizione agli Stati Uniti. Il 18 marzo 1986 fu condannato all’ergastolo quale mandante dell’omicidio Ambrosoli. Il 22 Marzo 1986 muore bevendo un caffè probabilmente con cianuro al potassio. Omicidio o suicidio? Il caso fu archiviato come suicidio a causa dell’odore del cianuro.

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