Mercoledì 19 Marzo la nostra redazione è andata a visitare il vecchio mulino di Montagnareale. Il bene, negli anni ’80, è stato acquistato dallo stesso comune, che con una ristrutturazione adeguata, lasciando inalterata la struttura, ha arricchito il patrimonio storico e culturale del territorio permettendo alle generazioni future di conoscerne ed apprezzarne il valore inestimabile. Noi abbiamo avuto questa possibilità grazie alla disponibilità del sindaco Anna Sidoti e delle guide: l’ingegnere Davide Formica, ed i signori Francesco Carro e Pippo Palmeri; quest’ultimo maggiormente coinvolto poiché il mulino apparteneva alla sua famiglia. Il “mulino di capo” o “mulino di menzu” fa parte di un circuito di mulini composto dalla presenza di nove strutture che, pur trovandosi tutte nella stessa vallata e sfruttando l’acqua dello stesso torrente, non sono state recuperate per intero, l’unica attualmente funzionante è proprio il “mulino di capo”.
Le nostre preziose guide ci hanno spiegato e mostrato tutto quello che il mugnaio faceva una volta e, ovviamente, anche il funzionamento del mulino.
Il fabbricato si compone di due piani: al piano superiore, utilizzato come alloggio per il personale addetto al suo funzionamento, è stata allestita un’esposizione di attrezzi ed utensili utilizzati sia per la gestione del mulino che per uso domestico. Al piano inferiore è alloggiata la macina. Essa è collocata all’interno di una struttura in legno completa di imbuto per il convogliamento del grano e di beccuccio per l’estrazione della farina.
L’alimentazione avviene con l’acqua del torrente che, raccolta nella grande vasca con una capacità di 45 m.c.. si trova sul tetto del fabbricato; una volta aperta la saracinesca, l’energia dell’acqua che cade dalla torre piezometrica si trasforma da energia potenziale in energia cinetica e va ad azionare una ruota orizzontale che a sua volta, tramite apposite cinghie, è collegata ad una grande ruota di pietra che funziona da macina. La trasformazione del cereale in farina avveniva ad opera delle macine in pietra: formate da una pietra concava e da un’altra parte che combacia; la parte concava è ferma mentre l’altra viene azionata e, così facendo, dopo pochi minuti comincia a uscire la farina.
Grazie agli interventi effettuati dall’amministrazione comunale Sidoti, il mulino è circondato da un meraviglioso parco ricco di verde; in particolare, la zona adiacente alla struttura è stata attrezzata di due scalinate in pietra muschiata che danno accesso al canale di alimentazione della vasca, al serbatoio ed alla cima della torre, realizzando un percorso che circonda il mulino, permettendo al visitatore di ammirarne ogni dettaglio.
“Il Mulino” è uno dei luoghi più suggestivi da visitare poiché, trasportando in un mondo che sembra lontano dalla realtà cittadina, regala intense emozioni e consegna alle nostre coscienze una documentazione realistica e viva sullo svolgimento della vita dei nostri avi.
Per noi ragazzi il pomeriggio è stato molto piacevole: abbiamo apprezzato molto la gradevole passeggiata, ma, soprattutto, abbiamo avuto la possibilità di scoprire un “tesoro” del nostro Territorio.
Ringraziamo di cuore il Sindaco, Ing. Anna Sidoti, e le nostre preziose “guide”, per l’accoglienza e la grande disponibilità augurandoci che realtà simili possano essere recuperate anche in altre zone del nostro Territorio.
CLAUDIA MASTROSIMONE E FRANCESCA GIOVENCO