VIVERE IL TEATRO NEL TEATRO In onore del Festival Giovanni De Blasiis

“Il Successo della prima edizione del Festival Giovanni De Blasiis mi ha convinto che il futuro è nelle vostre mani.
Quante volte è stato detto e quante volte ancora si dirà. Si rischia la retorica, ma è un fatto.
Allora non lasciatevi intrappolare dalla meccanica della vita che, uccisa la speranza, inaridisce e svuota l’anima.
Lasciate vibrare i vostri sogni, riappropriatevi della parola, della forza della parola, che non sia più solo un suona scialbo, sciocco, banale, ma risuoni autentica, vibrante.
Come in teatro, per l’efficacia del racconto, siete inevitabilmente costretti a vivere attimo dopo attimo con autentica passione la storia che avete scelto, così vivete anche la vostra vita aperta allo stupore, alla meraviglia, alla paura, alla gioia, alla tragedia.
Oggi l’arte sembra smarrita, riflessa su sè stessa, così tanto autoreferenziale, quanto incomprensibile, fredda, sciocca, più un esercizio retorico della ragione, che uno spiraglio vivo di quella spiritualità infinita che abita l’uomo.
Andate allora nel mito, oltre il mito, in quel gioco sconfinato di quel Dio D’amore che include tutto e non esclude niente, dà un senso di vita anche al suo contrario.
Il teatro è soprattutto sentire, ma sentire cosa? la vita. Quella vita che.. “nell’atto stesso che la viviamo è così tanto ingorda di sè stessa, che non si lascia assaporare. Il sapore è nel passato, che ci rimane vivo dentro. Il gusto della vita ci viene di là, dai ricordi..” (Pirandello)
Bene! Sia dunque così: se c’è da piangere, piangete e quando c’è da ridere, ridete; ma, per carità di Dio, smettiamola con questa stupida, facile ironia ad ogni costo che ci invita a non prenderci troppo sul serio fino a smarrire poi non il senso della vita, ma la vita stessa . . ”
Con queste parole del Direttore artistico Ninì Mastroberti, s’inaugura la 2° edizione del Festival Giovanni De Blasiis.
Dal quale ne siamo usciti orgogliosi e vittoriosi, vincendo ben 3 premi e di fondamentale importanza, quali : “Miglior spettacolo”, “Critica Esperti” e “Miglior Attrice”, premio che ha ricevuto l’alunna Maria Chiara Castellino. Per noi è stata una grande emozione, non eravamo molto fiduciosi e questo ha portato dunque il doppio dello stupore durante la premiazione.
Ma è del “teatro” in sé di cui vorrei parlarvi, forse per farvi davvero capire quale grande impegno abbiamo messo in questo Festival per arrivare così in alto.

Ciò che vivi nella realtà lo trasporti nel teatro. Il personaggio che ti viene assegnato vive in simbiosi con te. Che tu sia arrabbiato, grintoso o ironico, quella rabbia, grinta o altro che sia la contagi al tuo personaggio. All’inizio credi di non rispecchiarti al meglio, non riesci a entrare nella scena, impari la parte a memoria senza capire il senso dei tuoi gesti, ma, quando sali sul palco non puoi immaginare di interpretare una parte diversa da quella che il regista ti ha assegnato.
Chiunque salga su un palcoscenico è attore. Non importa che parte abbia, poco conta l’importanza del suo ruolo, nel momento in cui passi la quinta e senti la luce proiettata su di te, DIVENTI ATTORE. Concretizzi di essere dentro la scena e di fronte una platea colma di gente con occhi puntanti su te, ecco questa è l’emozione.

Passate le quinte entri in una realtà parallela. Una volta scelto il testo da interpretare, la cosa più utile da fare è buttarci dentro l’anima. Provare a vivere nel 400 a.C., interpretando l’Imperatore dell’immenso Impero Romano, mio Dio!

Far teatro, oltre a beneficiare la tua persona, eliminando le tue paure, eliminando la vergogna, dandoti stima, più sicurezza ecc ecc, apre innumerevoli porte alla cultura, e ancor più bello è che ti insegna a capire il “resto del mondo” e anche il senso.
L’attore deve pensare come pensa il suo personaggio, deve muoversi con la gestualità adatta, l’attore deve invecchiare se è necessario, e ringiovanire, la sua mente deve essere elastica.
Ecco perché fare l’attore non è mai “un gioco da ragazzi”.
Il teatro è una delle attività che ti suscita più emozioni, se riesci ad interpretare con minuziosità e innovazione il tuo personaggio, riuscendo a trasmettere al pubblico anche le più intrinseche peculiarità del testo interpretato, hai trovato il tuo mestiere. Infondo il compito dell’attore è quello di tradurre per il pubblico ciò che l’autore ha scritto, trasforma inchiostro, carta, e fantasia nell’interpretazione. Concludo con una semplice enunciazione: è fantastico.

MARILENA BUTTO’

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