Racconto .

Tratto dal giornale cartaceo n°1

Nottata buia, nella mente di Emily futili pensieri… Gli occhi si chiudono… prende vita l’incubo…
Una mattina d’estate. In un ristorante con tutti i professori di Emily e i suoi compagni di classe, sia maschi, che femmine. Allegri e spensierati si rincontrano per salutarsi. I muri sono di un arancio vivo e vuoti… niente quadri, niente è appeso…
Gli occhi di Emily scoprono un balcone, s’affaccia. Le acque del mare lambiscono la base del balcone. Un mare profondissimo, così profondo da non vedere altro che oscurità.
Sul mare una gara di sci acquatico, e in sottofondo le chiacchiere di alcuni compagni. Emily si mette ad origliare. E sente: -sai, oggi è scomparsa una bambina.-
Vanno via…lei resta sola.
Guarda fra le acque… la vede…
È là, capelli neri, vestito bianco, pelle bianchissima e macchiata di sangue…
Cerca di soccorrerla prendendo la prima cosa che trova: uno stupido bastone, un ramo d’albero, e cerca di riportarla in superficie, ma il bastone non arriva, e inspiegabilmente, una forza lo spezza.
Il professore di chimica la chiama per andare a mangiare. Emily si allontana dal balcone, entra e va a mangiare. Appena finito s’affaccia nuovamente per vedere se la bambina è ancora lì, invece vede una figura umana nera, che immerge un braccio nelle acque. La prende e la sorregge per la chioma nera. Le dà un morso sul collo, strappandole tutta la pelle e la carne.
La figura si accorge di Emily… lei non sa cosa fare e rimane lì immobilizzata a fissarla.
Il professore vede la scena, chiama gridando Emily e le dice di scappare, di fuggire, di nascondersi. Lei corre. Si nasconde in una camera buia del ristorante, credendo di essere al sicuro… tra quattro mura. Non c’è niente. Ad un tratto si sentono urla, grida di disperazione. Emily non sa che fare e chiude gli occhi per un momento, cercando di scomparire, di non sentire, di addormentarsi in un sonno profondo. Non ci riesce, riapre gli occhi e si ritrova la figura nera di fronte, immobile che la fissa negli occhi.
Rimane lì.
D’un tratto, si sentono le dolci note di una musica, un pianoforte suona la colonna sonora di un film.
Di colpo Emily vede gli occhi della figura luccicare. Cade una lacrima. I loro sguardi rimangono fissi, immobili.
I suoi occhi sono così scuri e penetranti, come quelli di un pensatore.
La musica è sempre più forte. La figura chiude le palpebre, fa un sospiro, la riguarda negli occhi e le dice: “LA MIA ANIMA È VUOTA… AIUTAMI”. E scompare nel nulla, come cenere nell’aria.
Di colpo Emily si sveglia. Finito l’incubo è decisamente confusa e terrorizzata, ricorda ancora quella musica, ma soprattutto pensa quella frase. L’unico suono emesso da quella creatura. Sembrava così alieno e mistico… e invece la sua voce era così umana.
Una domanda si ripercuote nei pensieri di Emily: Perché quella richiesta d’aiuto??

Melania Salpietro

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