Cambia il copione, cambiano gli attori, il palco, la scena, ma ciò che succede dietro le quinte è come una tradizione che si ripete ad ogni spettacolo. Credi sempre di dimenticarti una parte importante, quella che non sai pronunciare bene, quella più lunga, e invece sorpassata la quinta dimentichi tutti gli strani pensieri. Sai perfettamente ciò che devi fare, non occorrono suggerimenti, e anche se ci fossero probabilmente saresti talmente dentro la parte da non sentirli neppure. Quando stai su un palco, un palco vero, qualsiasi sia il pubblico di fronte il cuore ti batte in gola, ma smette di farlo alla prima battuta detta, tutto ciò che viene dopo è naturale per te, anche improvvisare lo diventa. Il teatro è una catena di montaggio, la battuta d’uno da il senso alla battuta dell’altro, ognuno è indispensabile, nessuno è indipendente dagli altri.
Il 21 maggio abbiamo recitato nell’anfiteatro di Altomonte, partecipando alla 14° edizione del Festival Teatro Scuola, nessuno di noi era mai stato qui, ma i nostri “vecchi” colleghi sì, ed erano tornati vittoriosi, noi invece abbiamo ricevuto un premio meno importante di un posto da vincitori, ma siamo pur sempre orgogliosi di aver ricevuto la “Medaglia del PRESIDENTE della Repubblica”.
Questo anno al corso teatrale hanno partecipato (come vogliamo che sia ogni anno) persone nuove, ragazzi del primo anno che si sono rivelati dei veri “talenti”, o altri che invece sono già a fine vita scolastica. Per alcuni era la prima volta, per altri la prima e l’ultima, insomma dietro le quinte ognuno prova emozioni diverse, proporzionali al numero delle volte che hai recitato, al pubblico che hai di fronte, al posto un cui ti trovi, all’essere ansiosi o meno, alla sicurezza interiore ecc, ma la verità è che è per tutti la stessa identica sensazione, solo che si manifesta in modo diverso. C’è l’indifferente, l’esagerato, il nervoso, l’ansioso o l’ironico, ecco: noi diventiamo dei personaggi “comici” anche al di fuori delle commedia. Per un gruppo teatrale che “vive” insieme, è bello non solo recitare, ma anche sbagliare, perché è in quei momenti che ci divertiamo di più, quando s’incomincia a ridere l’un dell’altro. Mi piacerebbe raccontarvi di tutto ciò che succedeva nelle aule, sulla scena, durante il viaggio, ma più che dirvelo vi inviterei a viverlo.
A nome dei “teatranti” vorrei ringraziare in primis il nostro regista Stefano Molica, non è una frase scontata quella che sto per scrivere, ma è vero che senza lui non sarebbe stato lo stesso. Questo legame io credo che si crei sempre fra un gruppo ed un regista, ma lui s’immedesima in noi, e spesso diventa uno di noi, quindi affermo che senza una persona come lui, non saremmo capaci di produrre ciò che ben presto vedrete, di farlo bene, e soprattutto di farlo col cuore. Crediamo che abbia la capacità di trarre da ognuno quello che noi stessi non siamo capaci di vedere, quindi <<grazie>>. E poi ovviamente, dobbiamo, anzi precisiamo, vogliamo, ringraziare la nostra amata Prof.ssa Favazzo: cosa sarebbe il teatro senza di lei? La risposta è che non esisterebbe. Lei è la “madre” di tutti gli attori del nostro istituto, e il suo essere precisa, puntuale, insistente e chi ne ha più ne metta, se da una parte potrebbe risultare “eccessiva” dall’altra permette che tutto fili liscio come l’olio. Infine a coronare questo duetto, citiamo la Prof.ssa Grazia Gullotti Scalisi Preside del nostro istituto. Ringraziandola vorrei soffermarmi sul nostro viaggio e sulla figura esemplare della nostra Preside: un primo grazie poiché senza il suo permesso nessun corso in questa scuola esisterebbe, un secondo grazie perché nei momenti di bisogno è sempre presente ed è pronta a risolverli con qualsiasi mezzo, e infine vorremmo ringraziarla perché in certe occasioni ha saputo divertirsi e ridere con noi, restando comunque nella posizione di dirigente, ma facendoci sentire più che in famiglia.
Con ciò concludo questo articolo diretto al “Trio ad hoc ”, a tutti gli attori, a tutte le direttrici di scena e a voi lettori.
Che lo spettacolo abbia inizio..