La poesia e la musica hanno sempre avuto un rapporto di reciproca dipendenza. Già analizzando la derivazione dei loro nomi, notiamo che “poesia” deriva dal greco e significa “compongo”, mentre, “musica” deriva dal latino “poesia lirica”. Fin dall’antichità, la musica veniva accompagnata da sottofondi musicali e parallelamente la musica veniva composta con tecniche del testo letterario. Nel Trecento, si iniziano a comporre i primi poemi politico-musicali, tra i quali l’Ars nova e il madrigale: ciò che caratterizzava tali componimenti erano soprattutto lo stile melodico e una vivacità ritmica differente. Nello stesso secolo Petrarca da inizio a quello che oggi noi chiamiamo “petrarchismo”: la sua innovativa forma musicale diventa presto canone poetico e musicale per tutti gli artisti europei, in particolar modo in Inghilterra. Come riporta il sito Treccani, parlando per l’appunto del rapporto tra musica e letteratura “non mancano casi d’influenza sulla musica. (…) nel cinquecento Petrarca diventa canone poetico e musicale al tempo stesso: petrarchismo e madrigale sono fenomeni indissolubili”. Ricordiamo che con la parola madrigale si indicano diverse forme poetiche come il sonetto, la canzone e la ballata; ma ciò che distingue questa forma di componimento “è la stessa corrispondenza fra testo e musica”. La Divina Commedia di Dante è un altro esempio di come la poesia possa suonare bene, ma non solo: nel secondo canto del Purgatorio, infatti, Dante presenta la figura di Casella, musico e cantore Toscano. “Dante prega Casella di seguire un canto per confortarlo della fatica del viaggio … e la dolcezza del canto rapisce Dante, Virgilio e tutte le altre anime”: dunque, si riconosce sia alla letteratura che al canto un forte potere curativo oltre che ludico. Prima di arrivare ai giorni nostri, è bene sottolineare che in origine la poesia veniva accompagnata dalla musica: esisteva infatti la figura del cantastorie, ovvero colui che recitava i componimenti accompagnandosi con dei sottofondi musicali. Accanto ai cantastorie troviamo la figura dell’aede (tra cui Omero) che, “era il cantore professionista. L’aede faceva parte della così detta face to face society, la trasmissione dei testi avveniva oralmente” ed assumeva un importante ruolo nel tramandare la propria memoria storica. Il rapporto tra musica e poesia si protrae così fin dagli albori della civiltà ai giorni nostri: un grande esempio di incontro tra le due arti è Fabrizio De Andrè, che con i suoi testi è riuscito a unire un ricercato componimento musicale ad una rigorosa cura nei confronti della parola. De Andrè, insieme a tanti altri cantautori italiani ha “saputo creare e diffondere cultura”, facendo della musica “mezzo per comunicare e diffondere idee, satira, poesia e soprattutto bellezza”. Sicuramente, la musica ricopre un ruolo importante per noi giovani, in quanto in essa ricerchiamo temi profondi da ricollegare alla nostra vita; temi affrontati anche dalla poesia che noi snobbiamo. Tuttavia ci sono elementi che accomunano musica e poesia: il primo è l’intreccio tra parole, il secondo è il fatto che in tutte e due vengono utilizzate tecniche del testo letterario (rime, figure retoriche ecc..).
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