L’immenso in una bolla – Scrivere è donare una parte di sé!

Tratto dal giornale cartaceo n.7

L’acqua riflette la luce del sole, mi arriva fino al collo. Galleggio, mi faccio avvolgere dolcemente da essa. Due bambini sono in acqua da molto più tempo di me; la madre, seduta su di una sdraio a righe colorate, poco più lontana, legge una rivista. Mi lascio cullare dall’acqua, come un bambino fra le braccia della madre. Oscillo avanti e indietro a causa dei bambini che giocano divertiti. Sono tranquilla. Sono circondata dalla serenità; la mia quiete viene interrotta dalle urla della madre che, inutilmente, cerca di far uscire i figli dall’acqua, senza mai scostarsi, neanche di un misero centimetro da quella sdraio tanto colorata quanto comoda. La madre si ammutolisce, i bambini continuano a giocare imperterriti con l’ ingenuità negli occhi. Ritorna la mia quiete. Chiudo gli occhi per un secondo. Penso solo all’acqua, quell’acqua tanto limpida e trasparente. Penso solo a farmi cullare da “Lei”. Riapro gli occhi e vedo la madre di quei bambini così vivaci avvicinarsi. I piccoli schizzano subito fuori dall’acqua, che, a causa dei bruschi movimenti, comincia ad oscillare ancora più velocemente. Ingoio un po’ d’acqua. Sento un forte sapore di cloro, che mi scende giù per la gola. Tossisco un po’. L’acqua, ora piatta come una tavola, mi fa venire voglia di nuotare. Prendo un bel respiro, e nuotando scendo verso il fondo della piscina… Apro gli occhi, il pavimento blu, mi ricorda vagamente il mare. Rimango a fissare le piastrelle per circa quattro secondi. Non riesco più a trattenere il respiro e salgo a galla ad occhi chiusi; bruciano un po’, salgo la scaletta, mi avvicino alla mia sdraio, prendo il telo e me lo avvolgo attorno al corpo. Sento un forte odore di cloro, penso sia meglio andarmi a sciacquare, quindi mi avvio alla doccia e aspetto il mio turno. Apro il rubinetto… L’acqua è fredda. Sento un piccolo brivido salire lungo la schiena. Mi sciacquo, chiudo il rubinetto, e mi riavvolgo il telo. Torno alla sdraio, frugo nella mia borsa, cerco la mia spazzola nera dal manico rosa. Ad un tratto squilla il cellulare… E’ mia madre. Guardando dall’ampia vetrata affacciata a quel paesaggio pieno di meraviglia, mi accorgo che è già l’imbrunire, conoscendola, non rispondo, per evitare un litigio. Il telefono smette di squillare. Digito un messaggio, le dico che sto per tornare a casa. Raccolgo le mie cose, piego il telo, metto tutto nella mia inseparabile borsa nera e con il costume bagnato scappo di corsa verso casa, lasciando alle mie spalle un mondo pieno di magia e stupore.

ILENIA FALLO – CLASSE I B PNT

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