Arabite

Tratto dal giornale cartaceo n.7

Via America: l’unica via che mantiene la pavimentazione originale

L’invasione degli arabi in Sicilia è iniziata nel 827 d.C. , dopo aver distrutto i resti dell’antica città di Tindari, essi si spostarono in due gruppi, uno occuperà i territori delle cittadine odierne di Montalbano Elicona e Tripi, un altro seguirà il fiume Timeto fino a raggiungere la città di San Piero Patti. Dopo aver ucciso e derubato svariati abitanti, gli arabi si stabilirono in una zona allora poco abitata del paese, che ancora oggi viene chiamata Arabite. Col passare degli anni però, i musulmani divennero meno feroci nei confronti dei sanpietrini, al punto di smettere di perseguitare i cristiani e di permettere ai preti di celebrare la santa messa. Dal punto di vista economico, gli Arabi si distinsero sopratutto per le innovazioni che hanno portato nell’agricoltura e nell’allevamento di cavalli. Dopo circa un secolo dall’arrivo degli arabi a San Piero, qualsiasi ostilità nei confronti dei sanpietrini era scomparsa, e ci fu pure qualche matrimonio. Com’è possibile, vi chiederete voi, che un quartiere così importante dal punto di vista storico/culturale, si trovi in questo stato? Me lo chiedo anch’io. Le erbacce appaiono da muri in pietra e antichi viali, il degrado regna sovrano. I centri storici non valorizzati, vanno incontro ad un degrado che porta alla perdita di valore di questi, all’abbassamento del valore degli immobili e degli affitti, questo spiega la massiccia presenza oggi di emigrati nella zona antica. Ad oggi circa 160 emigrati abitano le case fatiscenti del quartiere antico; una sorta di ritorno alle origini, quando nel quartiere arabo, ci stavano “i forestieri”. Si dice che la civiltà di un paese si può misurare anche dal valore che esso da alla propria storia. Il centro storico sanpietrino versa in condizioni pietose, più volte, nel corso degli anni, le varie amministrazioni hanno fatto promesse su promesse riguardo il quartiere arabo, riguardo a una sua ripresa, riguardo a una sua valorizzazione, ma ad oggi nulla. Nel  2011 è stato la proposto di ristrutturare alcune case (24 per l’esattezza) ed adibirle a “case popolari”, iniziativa nobile a mio avviso, (a patto che vengano rispettati criteri ben precisi riguardo a queste case) ma forse non è una priorità, o meglio, le priorità sono altre: l’illuminazione ad esempio: è impensabile che nel 2014 alcune  famiglie residenti in zone marginali del quartiere siano senza corrente elettrica o addirittura in altre zone l’illuminazione pubblica è malfunzionante o del tutto assente. E’ compito di un buon governante assicurare la  sicurezza del cittadino, che si manifesta anche attraverso la fruizione della pubblica illuminazione, (una zona buia, è una zona più propensa a furti o comunque “losca”). Un’altra priorità è l’estirpazione di erbacce selvatiche che spuntano in ogni angolo, e non danno un bell’aspetto al centro storico agli occhi di quel raro  ed eventuale turista di passaggio. Eppure basterebbe  relativamente poco: aggiustare qualche lampione, fare una  manutenzione generale eliminando l’erbacce, attuare una politica più severa riguardo la  costruzione di  immobili  all’interno del  quartiere arabo, magari elaborando  un “piano dei colori” ossia un  vincolo comunale  che detti criteri riguardo  le modifiche  da fare  sulle  strutture (niente colori strani, niente balconi o strutture esterne di alluminio), valorizzando così tutto l’ambiente, poi organizzare un tour che porti nelle zone più belle (non c’è questo pericolo ma se per sbaglio venisse un turista, da solo rischia di perdersi alla Arabite). Ma quello che si è visto fino ad oggi sono, vane promesse da campagna elettorale, qualche iniziativa a cura della pro loco, ma niente di più. Come sempre!

«Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi ci si abitua con facilità. Ogni cosa pare dover essere così da sempre e per sempre. Insegniamo la bellezza alla gente, così non avremo più abitudine e rassegnazione, ma sempre vivi, curiosità e stupore». (Giuseppe Impastato, detto Peppino)

ALESSIO GUGLIOTTA E VITTORIO PAGANA

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