Emily – Capitolo XI

Finalmente a casa. Lo zaino finisce, come al solito, in un angolino sperduto dell’entrata. -Ehy pà!!!!- saluta velocemente Emily. Entra in cucina correndo, una lavatina veloce alle mani e comincia il suo lavoro di casalinga.
-Piccola mia…com’è andata oggi?- sorridente entra l’uomo più amato, finora, da Emily.
-…Colazione abbondante grazie alla A4 come sempre.-risponde con tranquillità.
-Ah va bene…la solita vecchia talpa. Tanto tra qualche giorno va in pensione!- Sghignazza il padre.
Dopo aver preparato un bel pranzetto e averlo consumato, Emily mette i piatti sporchi in lavastoviglie e fila subito in camera sua, con la scusa dei compiti.
Subito davanti alla porta della sua stanza, sente un rumore metallico. Preoccupata e spaventata prende la piccola Giulia, la mazza da baseball di suo fratello Charlie.
-Fatti avanti- pensa senza avere il coraggio di ripeterlo ad alta voce.
Apre con un calcio la porta. Non si sarebbe mai aspettata una visione del genere.
-Che cosa stai facendo con quello in mano?- chiede allibbita e sconcertata la povera Emily.
Bill nasconde il bottino dietro la schiena e arrossendo fischietta un motivetto allegro.
-Uno: Come sei entrato? Due: cosa ci fai qui? Tre: fai piano che nell’altra stanza ci sono mio fratello e mio padre!- sussura con aria minacciosa ad ogni passo la ragazza, con la mazza da baseball a portata di mano. -E Quattro: COSA CI FAI COL MIO REGGISENO IN MANO? Sai com’è…semplice curiosità…!-
-Che camera piccola che ha…per entrare dalla finestra sono inciampato sul cestino della carta straccia…è molto disordinata Milady…-
-Non cambiare discorso furfante…- ora è davvero arrabbiata…
-Sai…è molto carina quando si arrabbia Lady Emily-
Il suo tentativo di farla calmare funziona perfettamente. Adesso lei abbraccia la mazza da baseball con gli occhi a cuoricino, formulando frasi senza senso come –Oh…si…la minestra è bruciata….penso che ci sia lui…-
Imbarazzato Bill le toglie di mano l’arma mortale quale è Giulia, e le bacia delicatamente la fronte.
-Come mai sei qui?- Chiede Emily tornando in sè
-Sono venuto a trovarla… ero curioso di vedere i suoi alloggi-
-Ma perchè mi dai del lei? E perchè parli come un’uomo dell’ottocento?-
-Sono stato educato così…ma se vuoi ti chiamo Emy-
-D’accordo. Basta che non mi dai più del lei- ribatte la ragazza.
-Cucciola!!!!!- Sentendo suo padre, Emily fa un salto di almeno dieci centimetri di altezza.
Bill divertito pronuncia silenziosamente la parola cucciola. Lei leggendo il labbiale di lui, arrossisce violentemente, come riesce a fare solo a causa del suo aristocratico vicino.
-Và via- gli sussurra e lui, solo dopo qualche minuto, riesce a tornare serio e a capire la gravità della situazione.
Velocemente, prima di scappare dalla finestra, la avvicina a sè e le dice -Stasera vorrei che venissi a trovarmi…e non è una richiesta-. Un salto e Bill si ritrova sul giardino della piccola casa.
Il rumore secco e assordante della porta di legno della camera di Emily, annuncia l’arrivo di suo padre -…Cucciola hai visto per caso il telecomando della tv? Non riesco proprio a trovarlo!-
-Papà…hai controllato nella tasca dei pantaloni?- risponde divertita per l’espressione impaurita del padre, che subito fruga nelle tasche e vi trova il telecomando.
-Oh mia eroina! Per questo salvataggio ti meriti un’abbraccio…!-
-Nooooooooooooooooooo!- Urla Emily spalancando gli occhi in un’espressione quasi scioccata. Gli abbracci di suo padre, sin da quand’era piccola, le hanno provocato piccoli ma significativi traumi. Sono proprio soffocanti.
-E dunque come posso ripagarti?-
-Mmm…fammici pensare…stasera posso uscire?-
Il padre non troppo convinto si ferma a pensarci qualche secondo.Poi le risponde -D’accordo…ma il coprifuoco è a mezzanotte… non un minuto in più, nè uno in meno!-
-Grazie paponeeeeee!!! Però adesso lasciami… emh… studiare- Dice lei spingendolo fuori dalla camera con tutta la forza che ha nelle braccia.
Chiusa la porta, si catapulta sul letto per riepilogare gli ultimi avvenimenti. Chiude gli occhi per qualche secondo e vede il volto di Bill. Poi li riapre di colpo e grida –Cavolo! ora cosa mi metto?-
Si alza dal letto e comincia a svuotare l’armadio, composto generalmente da magliette di gruppi e grandi e pesanti felpe, fino a quando, in un’angolo, trova un vestitino che aveva completamente dimenticato di possedere.
Lo indossa e studia la sua immagine nel grande specchio della sua stanza. Non si era mai accorta di essere così magra e bianca. Cerca di acconciare i capelli in modo da farla sembrare più aristocratica possibile. L’operazione non riesce molto bene e alla fine si arrende alla solita mezza coda. Adesso si mette un filo di matita sotto gli occhi e un una linea sottile di eye liner sulle palpebre. Crea tante varianti di stile, e indossa cose inappropriate, tra cui le scarpe da tennis e un cappello da cow boy, ma poi decide di indossare le scarpe più eleganti che ha, ovvero delle semplicissime ballerine senza tacco. E adesso non stacca gli occhi dallo specchio… sembra così strana…

MELANIA SALPIETRO

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