Emily – Capitolo VI

Emily adesso, è sdraiata sul pavimento gelido della sua camera ed è avvolta dai suoi pensieri. Pensa –“chiusa una porta si apre un portone… a volte si guarda così a lungo quella porta chiusa che non ci accorgiamo della porta aperta… si ha bisogno di qualcuno… si ha bisogno di una guida che me la mostri”.
Si rialza, si siede e sta così per qualche momento, immersa nei suoi pensieri. Pensieri sciolti. Emily prova a dare loro un senso logico. Li estrapola con cura dal suo encefalo, li assesta, li organizza. Si ribellano, si attorcigliano, si disperdono. Emily fallisce. D’un tratto, un soffio di primavera, un alito di vita. Quella musica. La stessa musica del suo incubo. Suscitano pensieri calmi, forse malinconici, ma di una malinconia quieta.

Friends will be friends
When you’re through with life
and all hope is lost
Hold out your hands cos friends will be friends right till the end.
(friends will be friends-Queen)

Le note aumentano di volume ed Emily esce da un sogno fatto di inquietudine e pensieri illogici. -Ma da dove arriva questa musica?- Inconsciamente si alza e si fa portare dal vento fino alla melodia. Un pianoforte che suonando dà ossigeno ai suoi polmoni. Perchè tutto questo? Forse il suo stato d’animo è proprio quello che esprime l’insieme di suoni che sente in questo momento…
Senza rendersene conto svolta l’angolo e trova davanti a sè un grande cancello nero, di ferro battuto. Qualcuno lo definirebbe molto “gotico” ed espressivo, ma lei preferisce vederlo come un semplice oggetto inanimato. Emily apoggia un dito sul freddo ferro e come d’incanto questo si apre, così, improvvisamente. Con espressione curiosa si incammina ed arriva in un giardino ben curato, con delle piante e fiori variopinti, attorniati da statue inquietanti, che rappresentano angeli tristi, come caduti da quel cielo plumbeo che sta osservando.
Passo dopo passo il rumore dei suoi passi sui ciottoli accompagna la melodia. Nota un fiore particolarmente bello. Una piccola e insignificante ape esce dalla sua corolla e sul volto di Emily si disegna un dolce sorriso, come un augurio per tutta la libertà che il mondo può offrirle. Il fiore, di un acceso blu elettrico, che quasi sembra artificiale, è raccolto con accurata gentilezza dalla mano delicata di Emily. L’odora e lo trova molto profumato. Decide di portare con sè il fiore e prosegue il suo cammino. Sta per arrivare ad un portone quando i suoi occhi notano, lì accanto, una finestra aperta con delle tende bianche di seta che con un soffio di vento si muovono dolcemente, come se danzassero al ritmo di quella malinconica melodia. Si avvicina e scorge un giovane uomo intento a suonare. Alto, capelli neri come l’ebano, un bel fisico sfilato, gli occhi nascosti da spessi occhiali da vista, una leggera barba sul viso. Le dita sfilate del giovane si adagiano pian piano, nota dopo nota, sui bianchi tasti del pianoforte. Ad un tratto smette di suonare. Si è accorto della presenza di Emily. Di colpo si alza dallo sgabello e si avvicina alla finestra e le dice: -Spero che lo spettacolo sia di vostro gradimento, milady- un sorriso di sfida sul suo volto. La ragazza rimane lì, impietrita davanti alla finestra, con il rossore che aumenta sempre più sulle sue candide guancie. -Che vergogna!-, pensa mentre cerca di spiegargli il motivo della sua intrusione. D’un tratto i loro sguardi si incrociarono e rimangono entrambi pietrificati. Cade il silenzio ormai, in uno sguardo di un’istante, che ad Emily sembra lungo un’anno. Lei persa negli occhi neri del ragazzo, profondi come pozzi senza fine…lui negli occhi di ghiaccio gelidi di Emily. Dalla vergogna Emily abbassa il capo per nascondere il suo viso lentigginoso coi lunghi capelli ramati e mossi, e sussurra: -scusami… ehm…devo andare- E scappa via. Il ragazzo rimane lì, immobile ed incantato a guardare dove un attimo prima era ferma la timida Emily. Mentre si avviava all’uscita del giardino, lei si volta e dice: -Scusa…ti ho rubato un tulipano!-. Il ragazzo divertito dalla sua innocenza, saluta con un cenno della mano, e dice – puoi prenderne quanti ne vuoi, basta che non mi porti via tutto il giardino!- una pausa, poi si volta richiamato da una voce proveniente dalla casa: -Bill non sento suonare!- il ragazzo torna a guardare verso lei e grida -Come avrai sicuramente sentito io sono Bill!!- la ragazza si prende un’attimo per riassaporare l’odore del piccolo fiore, che porta ancora in mano e risponde –e io Emily!!-.

MELANIA SALPIETRO

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